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IL MURO DELLA STORIA

 

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approfondimenti



LA BONIFICA
Bonifica nell’accezione comune significa prosciugamento e risanamento di un terreno, concetto che, nel corso del tempo, andò evolvendosi da semplice recupero di terre paludose, improduttive e malariche, realizzato con operazioni di scolo naturale o meccanico delle acque (bonifica idraulica) a complesso di opere volte a risanare terreni impaludati e favorire l'insediamento permanente dell'uomo con interventi di miglioramento idraulico e viario, costruzione di case coloniche, misure di carattere igienico sanitario, creazione di strutture per l'accoglienza di intere comunità (bonifica integrale).

All’inizio del XX secolo a San Michele c’erano migliaia di ettari di territorio da bonificare; per realizzare un’opera di tale portata erano necessari investimenti che potevano essere assicurati solo con il concorso dello Stato, idea che tardò ad affermarsi. In passato il miglioramento dei suoli, infatti, veniva considerato solo in relazione ai vantaggi di tipo economico che arrecava e come tale era ritenuto compito esclusivo del proprietario.

A partire dalla seconda metà del XIX secolo, con le leggi De Vincenzi (1873) e Baccarini (1882), si cominciò a riconoscere la competenza dello Stato su tutti gli interventi di bonifica con contributi economici rapportati alla qualità e all’entità dell’opera. Agli inizi del XX secolo si iniziò a parlare di bonifica integrale e negli anni ’20 il concorso finanziario dello Stato fu sancito e disciplinato da una serie di provvedimenti recepiti nel Testo Unico sulla bonifica, meglio noto come Legge Serpieri del 1933.

La necessità di realizzare una vasta opera di bonifica a San Michele era stata posta all’attenzione fin dai primi anni del secolo scorso quando nel 1905 si dette vita al Consorzio di Bonifica dei terreni tra la destra Tagliamento e il Canale di Lugugnana che, per regio decreto, il 3 marzo 1907 diventava il Consorzio di Bonifica di San Michele al Tagliamento.

Il territorio comunale si presentava distinto in due zone con caratteristiche idrauliche assai differenti: la “zona alta” o Primo Bacino, con terreni “frigidi” per le abbandonati acque di risorgiva della parte a nord del Comune che finivano per danneggiare i terreni dello stesso bacino situati a quota inferiore, e la “zona bassadegli altri 6 bacini, che si presentava per lo più allo stato di palude aperta o chiusa e, in buona parte, sotto il “medio mare”.

La bonifica della zona alta doveva realizzarsi con la canalizzazione delle acque esuberanti da utilizzare, eventualmente, per l’irrigazione dei terreni situati a livelli più bassi e soggetti a siccità, mentre la bonifica della zona bassa richiedeva la delimitazione delle aree con arginature, la creazione di canali di scolo, la costruzione di manufatti, l’installazione di macchinari idrovori. Nella zona bassa, assai meno abitata, erano previsti, in particolare, interventi di vera e propria bonifica integrale: lotta alla malaria, approvvigionamento di acqua potabile, costruzione di strade interne e di collegamento con i centri abitati, costruzione di case coloniche per nuovi insediamenti di popolazione richiamata dalle possibilità di lavoro.

Come già detto, il territorio comunale venne suddiviso in sette bacini sui quali intervenire in base a progetti ritagliati sulle necessità e caratteristiche di ciascuno di essi. Anche se alcuni dei progetti erano stati preparati prima, tutti gli interventi vennero completati dopo la Grande Guerra.

Per il Primo Bacino o Bacino di San Giorgio, 3.290 ettari tra Villanova-Malafesta e San Filippo; i lavori, iniziati negli anni ’20, si conclusero nel 1930.

Per il Secondo Bacino o Bacino di Cesarolo,1.344 ettari compresi tra 2,06 sopra e 0,20 metri sotto il medio mare (m.m); i lavori iniziati nel 1915, sospesi a causa della guerra, furono ultimati nel 1926.

Per il Terzo Bacino o Bacino di Baseleghe, suddiviso nei due sottobacini di Baseleghe a sud e Prati Nuovi a nord per quasi 2.000 ettari complessivi situati fra 50 cm sopra e 50 sotto il m m.; i lavori iniziati nel 1913, sospesi per la guerra, furono, in buona parte, conclusi nel 1929.

Per il Quarto Bacino o Bacino di Bevazzana,1.111 ettari situati tra 22 e 42 cm sotto il medio mare; i lavori, iniziati a fine 1925, furono ultimati nel 1930.

Per il Quinto Bacino o Bacino di Pradis, 323 ettari di cui 200 a nord situati tra 30 e 70 cm sotto il medio mare e 123 a sud compresi tra 40 e 150 cm sopra; i lavori, iniziati nel 1940, furono conclusi nel 1942.

Per il Sesto Bacino o Bacino di Bibione, 1.455 ettari situati a quote variabili sul medio mare; i lavori, iniziati nel 1928 furono ultimati nel 1932.

Per il Settimo Bacino o Bacino di Prati Nuovi, 540 ettari e la sistemazione del Cavrato fino allo sbocco nel Canale dei Lovi: si tratta di un’opera di risistemazione dell'area di Prati Nuovi, già inserita a suo tempo, nel progetto di bonifica di Terzo Bacino e, per valutazioni tecniche, rimasta a lungo inattuata; i lavori, iniziati nel 1933, si conclusero nel 1936.


(“medio mare” si riferisce al livello dei terreni; “comune marino” corrisponde alla media delle alte maree)

Claudio DEL SAL e Nello GOBBATO



Riportiamo una poesia sulla malaria. Una piaga molto diffusa nel nostro territorio e che è stata sconfitta grazie alle opere di bonifica realizzate.

LA MALARIA

Un grisolon pa la vita;
un scur tai vui;
‘na flacja ca ti soncja li’ giambis;
‘a è rivada, a è i: la malaria.
Pojât al’ombra da la falsa
cun soreli ch’al fa cricà i spics:
soi chi speti ch’a mi passi;
parsè chi no voi piardi la zornada.
‘Na zornada di forment.
Ma la fievra a va su:
Bisugna sî a cjasa sul côr del misdì
cul soreli ch’al insiminis.
I compains mi vuardi zî via displasins.
Signor, al è propiu sudat il nostri pan.

Walter ROGATO